Libera Cronaca dalla Gola del Rondone del 27 gennaio 2013

Libera Cronaca dalla Gola del Rondone del 27  gennaio  2013

 

VERITA’ EQUITA’ TOLLERANZA DIALOGO

 

GIORNATA DELLA MEMORIA-27 GENNAIO 2013Giornata della Memoria

 

Oggi  i funerali di Verano Garbini-28.1.2013

Lucca- Cari compagni, credo che il miglior modo di salutare Verano sia quello di farlo con le nostre bandiere in pugno, con quella dignità e fierezza che appartengono ai nostri simboli e alla nostra storia. Invito dunque coloro che possiedono i vessilli a portarli ed a distribuirli per cercare di essere “affettuosa presenza”  sotto un cielo freddo e plumbeo. Credo che costi relativamente poco regalare a Verano il nostro senso di appartenenza. E credo anche che ne sarebbe felice …

Carlo Da Prato, segretario provinciale del Psi-addì 28.1.2013

Berlusconi rialza i paletti del filo spinato

“Il fatto delle leggi razziali e’ stata la peggiore colpa di un leader, Mussolini, che per tanti altri versi invece aveva fatto bene”.  L’Italia “non ha le stesse responsabilità della Germania” ma “ci fu una connivenza che all’inizio non fu completamente consapevole”.

Queste affermazioni sono inaccettabili: è come tentare di rialzare i paletti del filo spinato nel giorno  in cui, 69 anni fa, la costrizione di Auschwitz fu abbattuta. Il nazifascismo fu un legame consapevole e che portò alla guerra civile per reciderlo. La Giornata della Memoria 2013 è stata segnata da affermazioni che feriscono la storia di sacrificio che occorse per abbattere il fascismo e il suo duce, Benito Mussolini.

Giuseppe Vezzoni-addì 27.1.2013 

NB: Come prassi, Berlusconi ha fatto marcia indietro e ha condannato le dittature. 

In merito alla mancata citazione delle Medaglie d’oro inerenti  alla strage di inermi del 12 agosto 1944 ( articolo de Il Tirreno del 12 gennaio 2013) abbiamo ricevuto questo sms che pubblichiamo: “Le medaglie d’oro sono state ricordate tutte e in maniera precisa al Presidente della Repubblica” 

Ne prendiamo atto con soddisfazione ed evitiamo di fare commenti in questa giornata così importante, convinti che anche la redazione de Il Tirreno o l’autore dell’articolo abbiano ricevuto l’sms correttivo, ma, differentemente dal giornale che non c’è, non abbiano però ottemperato alla correzione, stimolandoci a scrivere.

Giuseppe Vezzoni. addì 27.1.2013 

“Vostro figlio Massimo gentilmente mi arrotolava le sigarette”alpini4 - rabo Chiaffredo

È una testimonianza che Giuseppe Vezzoni ha ricevuto quando ormai il testo della seconda edizione del libro Mai Più. Dal Don a Sant’Anna di Stazzema era in stampa.

Per l’autore è stato un vero rammarico  non  aver potuto inserire questa testimonianza nella pubblicazione che sarà presentata giovedì 28 febbraio a Firenze, presso Palazzo Panciatichi, dai professori Paolo Pezzino, Valdo Spini e Paolo Verona, e sabato 2 marzo, a Palazzo Mediceo di Seravezza, dal professore Giovanni Cipollini e dai ricercatori universitari Silvia Quintilia Angelini e Gianluca Fulvetti ( ancora da ufficializzare)

Si tratta di una lettera con cui il  Capitano Rabo Chiaffredo di Sampeyre (Valle Varaita – Cuneo), Medaglia d’argento al valor militare,  risponde nel 1946 a Natalina Panelli, maritata con Alessandro Canci, madre dell’alpino della  Cuneense Massimo Canci, nativo di Ruosina, morto in Russia a seguito degli esiti mai superati di un congelamento  ai piedi.  La donna aveva chiesto notizie del figlio morto in Russia.Lettera dell'alpino Massimo Canci

Il Capitano  Rabo Chiaffredo fu il comandante dell’eroica 21ª Compagnia del Battaglione Saluzzo, 2° Reggimento Alpini che, il 19 gennaio 1943, nei pressi di Popowka si fece massacrare per permettere alla colonna in ritirata di poter proseguire.Lettera del capitano Rabo Chiaffredo

Sampeyre-28 946

Preg.ma Signora,

Dopo due settimane di assenza,tra le molte altre, ho trovato anche la vostra lettera dove mi chiedete molti particolari riguardanti vostro figlio.

Vedrò di accontentarvi il più possibile e vi dirò tutto quello che so con precisione.

Ho incontrato vostro figlio in un treno di feriti prigionieri che i russi avviavano in ospedale. Ciò avveniva verso la metà di febbraio 1943. Io ero ferito;lui congelato al tallone dei due piedi. Eravamo vicini di posto ed abbiamo fatto conoscenza perché lui si offrì gentilmente ad arrotolarmi le sigarette,cosa che non potevo fare. Siamo stati circa un mese sul treno ed avevamo regolari medicazioni ogni due o tre giorni e vitto regolare e caldo 3 volte al giorno, pane 500g (nero). Stavamo bene, ma verso la fine di febbraio cominciarono a morire alcuni ungheresi,che oltre ad essere feriti o congelati si erano ammalati di tifo.

Allora staccarono il nostro vagone dal resto del convoglio e attaccandoci ai treni merci ci portarono oltre gli Urali,nell’ospedale di Sumika (? Non facile decifrazione. NDA).

Questa ultima parte del viaggio fu piuttosto brutta. Niente vitto caldo,solo pane e pesce secco e per giunta tutti si ammalarono di tifo. Eravamo partiti in 94,tra italiani,ungheresi,rumeni e tedeschi. Di questi 94 solo una cinquantina fummo scaricati all’ospedale in gravissime condizioni. Era l’11 marzo 1943. Fummo accolti bene,puliti, messi in letti con lenzuola, e curati. Ma la maggior parte morì nei giorni che seguirono. Il 18 marzo,dopo sette giorni di delirio, di cui non ricordo niente, mi trovai in una cameretta con altri 12 italiani tra i quali vostro figlio,che anche lui aveva superato la crisi del tifo e si stava rimettendo in salute. Sennonché verso la metà di aprile si ammalò di dissenteria. Questa malattia ne ha portati parecchi alla tomba,ma il Canci invece la sopportò,ma non guarì mai completamente.

Aveva dei periodi in cui si rimetteva bene,e dei periodi in cui ricadeva un po’. Così andò avanti fino all’estate. Intanto io,essendo guarito bene, ed avendo solo più una leggera ferita alla gamba,mi cambiarono reparto e qualche tempo dopo mi misero a lavorare a far legna. Allora vedevo vostro figlio solamente ogni tanto. Il congelamento ai piedi però non guariva mai bene. Credo che si fosse nel mese di agosto quando venni a sapere che vostro figlio era stato operato,ossia per rimettergli bene a posto i talloni,i chirurghi dell’ospedale gli fecero una plastica,cioè gli tolsero della pelle da una coscia per applicarla ai talloni.

Sono andato a trovarlo e lo vidi in condizioni discrete e morale alto. Sennonché dopo un certo tempo la ferita fattagli dai medici alla coscia cominciò a marcire e andò sempre aggravandosi,tanto che gli venne una grave infezione a tutta la gamba,che nonostante gli sforzi dei medici, lo portò alla tomba l’8-9-43.

Riguardo agli oggetti personali ho scritto alla signora Canci Giuseppina ( la moglie-NDA),da cui potrete farvi mandare la mia lettera.

Scritti non ne ha lasciati, perché non avevamo nulla per scrivere e poi era proibito ai prigionieri avere degli scritti che non fossero libri o giornali passati dai Russi. Ogni tanto ci facevano una rivista e ci portavano via tutto.

Io ho potuto salvare gli indirizzi che mi aveva dato vostro figlio,perché li ricordavo a memoria e solo più tardi ho potuto scriverli su un pezzo di carta che ho cucito nella giubba.

Sperando di avere soddisfatto il vostro desiderio, vi invio distinti saluti e ossequi. Capitano Rabo

Libera Cronaca dalla Gola del Rondone-addì 27.1.2013

 

Rapporto finale della Commissione italo tedesca: approfondimento comune sul passato bellico del secondo conflitto mondiale e questione degli internati militari italiani

Dal sito www.rom.diplo.de/Vertretung/rom/it/Startseite.html :

“Il Ministro Federale degli Esteri, Guido Westerwelle, assieme al suo omologo italiano, Giulio Terzi, il 19 dicembre 2012 ha presentato il Rapporto finale della Commissione storica italo-tedesca. La Commissione era stata istituita in occasione del Vertice bilaterale tenutosi a Trieste nel novembre 2008, con il mandato di un approfondimento comune sul passato di guerra italo-tedesco. Il Rapporto, che esamina in particolare anche il destino degli ex internati militari italiani, contiene tra l’altro concrete raccomandazioni per la costruzione di una comune cultura della memoria”.

In queste giornate che precedono il 27 gennaio, Giorno della Memoria in tutta Europa, postiamo il pdf del rapporto redatto dalla Commissione italo-tedesca composta da 10 membri, cinque tedeschi e cinque italiani. Membri tedeschi: dott.ssa Gabriele Hammermann, dott. Lutz Klinkhammer, prof. dott. Wolfang Schieder, il libero docente  dott. Thomas Schlemmer e il dott. Hans Woller. Membri italiani: Prof. dott. Mariano Gabriele, dott. Carlo Gentile, Prof. Dott. Paolo Pezzino, Dott.ssa Valeria Silvestri e Prof. Dott. Aldo Venturelli. La Commissione è stata diretta dal prof. dott. Wolfang Schieder e dal Prof. Dott. Mariano Gabriele. Abbiamo letto il rapporto e in maniera particolare il capitolo inerente  “ Le esperienze dei militari italiani” con la domanda: una categoria di vittime dimenticata? Quanto ha scritto la Commissione formata da così illustri studiosi di storia rafforza l’impegno che in questi anni ha profuso l’autodidatta stazzemese Giuseppe Vezzoni anche sulla questione di dare degna memoria agli internati militari italiani. Giuseppe Vezzoni e il Gruppo Labaro Martiri di Mulina di Stazzema sono stati veri costruttori di memoria, impegnatisi proprio su quelle memorie dimenticate e spesso calpestate, come la strage di Mulina di Stazzema, don Giuseppe Vangelisti, i Padri Raffaele Mazzucchi e Marcello Verona, gli internati militari italiani e le foibe.

Il consiglio Comunale di Stazzema  del 20 dicembre 2010 respinse l’emendamento con cui si chiedeva che il Gruppo Labaro Martiri di Mulina di Stazzema  fosse inserito nell’art. 4 dello Statuto Fondazione Parco nazionale della Pace a riconoscimento di  una dignità storica e morale  a seguito di un agire civico degno di essere riconosciuto tra i membri fondatori morali della Fondazione Parco della Pace. Così non è stato. Dei 15  amministratori presenti, 12 si dichiararono contrari, 2 si astennero  e uno votò favorevole L’emendamento fu presentato  dal consigliere comunale Gian Piero Lorenzoni.  Il Gruppo Labaro fu inserito nell’art. 7: “(…) Il programma relativo alle celebrazioni della ricorrenza del 12 agosto viene proposto al Consiglio di Indirizzo dal Direttivo del Comitato per le Onoranze ai Martiri di Sant’Anna, secondo modalità e tempi stabiliti dal Consiglio. Il programma suddetto dovrà tener conto delle iniziative promosse per la valorizzazione dell’Organo della Pace di Sant’Anna di Stazzema e delle iniziative del Gruppo Labaro di Mulina di Stazzema, con idonee forme di collaborazione valutate dal Direttivo del Comitato Onoranze”.

Dopo la lettura del rapporto della Commissione italo-tedesca, appare ancora più evidente che il percorso fatto da Giuseppe Vezzoni e dal Gruppo Labaro è una testimonianza morale finalizzata alla costruzione per una memoria che rompe le discriminazioni  ideologiche e pertanto nel solco della condivisione alla Pace. In questi giorni Giuseppe Vezzoni ha ripreso ad inventariare la documentazione in suo possesso per proseguire la consegna all’archivio storico del Dipartimento di Storia dell’Università di Pisa.

Precisiamo che abbiamo analizzato il rapporto solo con l’unico fine di evidenziare quanto abbiamo scritto e non per quanto il rapporto poteva o non ha inciso per andare oltre la soglia  del  suggerire delle proposte che i governi della Germania e dell’Italia dovrebbero realizzare per “compensare con una più adeguata memoria” la mancata giustizia che innegabilmente c’è stata.

Nel rapporto – se non cadiamo in un grossolano errore- per quanto concerne gli internati militari italiani manca un chiaro riferimento che molti reparti si fregiarono immediatamente del valore della Resistenza armata contro le forze militari nazifasciste e non solo di quella senza armi e/o passiva.  Nel testo, più che richiamare la Resistenza della prima ora da parte dei militari italiani  si privilegia questa forma. Dal rapporto:

“conseguenza del brutale modo di procedere della Wehrmacht, durante le operazioni di disarmo morirono tra i 25.000 e i 26.000 soldati italiani, per lo più nell’ex Jugoslavia e in Grecia: 6.500 persero la vita in battaglia, 6.000/6.500 furono uccisi perché cercarono di opporre resistenza e più di 13.000 annegarono su navi colate a picco a causa dei bombardamenti o del sovraffollamento; a circa 5.200 ammontano i dispersi. Fino a 25.000 internati militari persero la vita nei campi di prigionia a causa delle privazioni, della malnutrizione e delle dure condizioni di lavoro; il maggior numero di morti si ebbe nei grandi centri del Reich e dei Balcani addetti alla produzione di armamenti. Sconosciuto è il destino di altri 5.000 internati militari, le cui tracce si perdono nei lager”.

Emerge invece indiscutibilmente la frustrazione morale a cui i reduci dai campi di concentramento subirono dopo il ritorno in Patria. Dal rapporto:

“(…) Ciò che i reduci trovavano particolarmente offensivo erano lo scetticismo e il sospetto di collaborazionismo che spesso, benché sottaciuto, serpeggiava anche in ambito privato. Nelle lunghe discussioni riguardo alla retribuzione dei soldati, il Ministero delle Finanze si avvalse di questo sospetto generico per negare loro il pagamento del soldo che gli spettava. Gli ex internati reagirono con indignazione a questa discriminazione: l’impressione di essere ritornati dalla guerra come sconfitti, mentre altri potevano presentarsi come vincitori, era spesso sconfortante e la sensazione di essersi schierati dalla parte sbagliata era per loro difficile da sopportare; (…)

Per una riflessione più approfondita che non spetta a noi  ma eventualmente a qualche storico che ci leggesse, vogliamo  rilevare che a questo atteggiamento di  mortificante emarginazione morale e ideologica è seguita senz’altro una reazione dura da parte dei reduci: quella di non aver mai  incondizionatamente riconosciuto alla resistenza dei partigiani il valore ideale e militare rivolto alla riconquista della libertà, al senso pieno della patria di cui i militari si sentivano unici custodi per l’estremo sacrificio cui il giuramento di fedeltà li  aveva votati. Una reazione che alla sottesa accusa di collaborazionismo rispondeva con quella di opportunismo d’essersi sottrarsi alla guerra aperta del fronte e alle difficoltà del quotidiano.  Un’incomprensione che ha impedito per decenni di condividere l’amor patrio che in ambedue le forme  era stato espresso col sacrificio: quello militare e quello della lotta partigiana.

Questo non tanto discreto contrapporsi è dipeso perché ad emergere erano i comunisti o perché i comunisti erano quelli che maggiormente marchiavano i reduci di quell’accusa  infamante di essere stati soldati  del fascismo. La avvertibile demarcazione, che nel dopoguerra ha portato a vivere il ritorno alla libertà e alla democrazia in quella specie di sotto condizione con cui gli uni e gli altri si sono garantiti il prezzo del loro dovere versato per la patria,   è stata rimossa  da quando  il presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, il 1 marzo del 2001, solennizzò  con la visita a Cefalonia il tributo della Resistenza a cui avevano partecipato i militari italiani.

Per quanto concerne invece le stragi di civili da parte dei nazifascisti non c’è nessun riferimento all’archiviazione dell’avvio del procedimento penale da Parte della Procura di Stoccarda, resa nota in Italia il 1 ottobre 2012.

La Commissione storica italo-tedesca sembrerebbe aver scelto la linea di fornire documentazione e spunti per stimolare la Germania e l’Italia ad affrontare con le loro sovranità istituzionali e giurisdizionali gli aspetti irrisolti della tragica vicenda bellica del secondo conflitto mondiale in una visione unitaria europeistica, cercando una posizione in cui riconoscersi completamente.

L’ostacolo da superare è quella guerra iniziata come cobelligeranti sopraffattori dei popoli europei, poi conclusasi  con  l’Italia che, fiaccata  anche dalla guerra, si ravvede dall’aver dato seguito alla follia nazifascista  ma che ancora con questa scelta si lacera in una guerra intestina che attraverso il governo fantoccio della RSI pose una parte della popolazione ancora a fianco della Germania nazista. L’altra parte di popolo, quella più preponderante,  scelse di unirsi agli alleati liberatori e fornì un fulgido sacrificio di vite umane e di patimenti alla guerra di Resistenza e di Liberazione: fu ed è il prezzo pagato  per cacciare fuori dai confini nazionali le truppe naziste  e per spegnere  l’ideologia  del fascismo nelle coscienze degli italiani.  Fu ed è il  medesimo prezzo pagato dai militari italiani, che  si opposero al totalitarismo nazifascista: con le armi  in zona di guerra e poi senza armi nei lager.

Con la Giornata della Memoria  si ricorda  l’Olocausto degli ebrei e il folle piano di annientarli come popolo ma anche le centinaia di migliaia di uomini che seppur non perseguiti con quella diabolica perversione di boia che  conobbe l’ebraismo provarono le sevizie di uomini che il nazifascismo li aveva trasformati in aguzzini. Vittime di questi ultimi furono anche gli internati militari italiani, senza dimenticare  i militari che provarono la costrizione nei gulag russi.

Giuseppe Vezzoni-addì 27.1.2013

 

Le medaglie d’oro del 12 agosto 1944 andrebbero ricordate tutteArticolo de Il Tirreno del 12 gennaio 2013

 

Stazzema– Leggendo l’articolo de Il  Tirreno dell’11 gennaio scorso, con il quale si informava l’opinione pubblica sul viaggio a Roma di una delegazione di Stazzema e di Sant’Anna ricevuta in udienza dal presidente della Repubblica Napolitano nel giorno in cui si presentava il rapporto della Commissione storica italo-tedesca, abbiamo letto che Enrico Pieri e Mario Marsili partecipavano in rappresentanza delle tre medaglie d’oro per la strage di Sant’Anna di Stazzema, ossia Gennj Bibolotti Marsili, Milena Bernabò e Cesira Pardini. Don  Inocenzo Lazzeri e don Fiore Menguzzo dove li mettiamo? Quando si ricordano le medaglie d’oro del 12 agosto 1944 sarebbe bene ricordare anche la medaglia d’oro Don Libero Raglianti e il chierico Renzo Tognetti, medaglia d’argento.

Giuseppe Vezzoni-addì 27.1.2013 

 

Tavola rotonda: Le stragi nazifasciste del 1943-1945, tra memoria, responsabilità e riparazione

Invito Tavola rotonda ANPI 29 gennaio 2013

Roma- Martedì 29 gennaio 2013, ore 16,00, nella Biblioteca del Senato della Repubblica “Giovanni Spadolini”, Sala degli Atti Parlamentari ( Piazza della Minerva, 38, Roma) si terrà una tavola rotonda sulle stragi nazifasciste del 1943-45 e le conseguenti tematiche: memoria, responsabilità e riparazione. Partecipano e interverranno il Dott. Claudio Silingardi, Direttore generale INSMLI; il Prof. Paolo Pezzino, Università di Pisa; il  Dott. Marco De Paolis, Procuratore Militare di Roma; il Dott. Andrea Speranzoni, Avvocato Penalista; il Prof. Mariano Gabriele, Coordinatore Commissione storica italo-tedesca; la  Dott.ssa Toni Rovatti, ISTORECO. Le conclusioni sono affidate al Prof. Carlo Smuraglia, Presidente Nazionale ANPI

Libera Cronaca dalla Gola del Rondone-addì 27.1.2013

FLOYDIAN – PINK FLOYD TRIBUTE BAND in concerto domani sera al Comunale di Pietrasanta

Pietrasanta- Domenica 27 gennaio p.v. alle ore 21.15 Teatro Comunale di Pietrasanta FLOYDIAN – PINK FLOYD TRIBUTE BAND in concerto, con la partecipazione di Elisabetta Salvatori.

L’incasso della serata sarà devoluto all’associazione “Il Mondo che vorrei – ONLUS” dei familiari delle vittime del disastro ferroviario di Viareggio del 29 Giugno 2009.

 Ingresso 8,00 euro

 informazioni e prenotazioni- Enrico Benedetti- 335 5492078- 328 1575383

ILMONDOCHEVORREI

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Una risposta a Libera Cronaca dalla Gola del Rondone del 27 gennaio 2013

  1. Lodovico Gierut ha detto:

    Mi complimento, una volta ancora, per le comunicazioni del sito, utili alla “memoria”
    L. Gierut

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